Le competenze digitali specialistiche, a differenza di quelle di base (“abilità di base nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione: l’uso del computer per reperire, valutare, conservare, produrre, presentare e scambiare informazioni nonché per comunicare e partecipare a reti collaborative tramite Internet”) riguardano professionisti e futuri professionisti ICT e sono richieste sia nel settore privato che nel settore pubblico. L’agenda digitale del Governo, ci fornisce in tal senso anche una guida dettagliata dei nuovi profili http://www.agid.gov.it/sites/default/files/professioni-ict.pdf .
L’e-CF European e-Competence Framework 3.0 (norma tecnica UNI EN 16234-1), strumento di riferimento europeo dell’Agenda Digitale per la definizione delle competenze dei professionisti ICT, definisce la competenza ICT come “una dimostrata abilità di applicare conoscenza (knowledge), abilità (skill) e attitudini (attitude) per raggiungere risultati osservabili”.
Lo sviluppo di adeguate competenze specialistiche ICT è una condizione cruciale per la crescita digitale, nel settore dei servizi pubblici online, l’evoluzione dei prodotti manifatturieri, come per l’efficienza e l’evoluzione dei servizi.
Un requisito fondamentale per cogliere i benefici dei cambiamenti tecnologici è l’adeguatezza delle competenze digitali.7
In Italia, rispetto all’insieme dell’Unione europea (Ue28), la percentuale delle forze di lavoro (occupati o disoccupati) con competenze digitali elevate è considerevolmente inferiore (il 23% contro il 32%), e il divario è ancora maggiore quando si considera l’insieme della popolazione in età di lavoro. Tra i 5 maggiori paesi europei, l’Italia mostra il più basso livello di diffusione delle competenze digitali.
L’età resta un fattore importante ma non decisivo nello spiegare i divari: i giovani 16-24enni hanno livelli avanzati quasi nel 40% dei casi. Un altro fattore discriminante è il grado di istruzione, anche se sono poco meno della metà (47,6%) i laureati con competenze digitali elevate che usano la Rete. Gli internauti hanno competenze digitali più avanzate nell’ambito della comunicazione (64,9%) e dell’informazione (64,6%) rispetto alla capacità di risolvere problemi (50,6%) e di manipolare o veicolare contenuti digitali (49,2%) (in quest’ultimo ambito, però, l’Italia mostra un divario con il resto d’Europa meno accentuato). Solo una minoranza ha un livello di competenza elevato per tutti i domini.
La formazione e l’apprendimento rappresentano una scelta obbligata per lavoratori e imprese.
Secondo i dati della Rilevazione sulle Forze di Lavoro, nel 2016, in Europa, oltre un adulto su dieci (il 10,8%) fra i 25 e i 64 anni ha partecipato a iniziative formative nelle ultime 4 settimane.8 I tassi di partecipazione fra i paesi mostrano una notevole variabilità, con i valori più elevati osservati nei paesi scandinavi (Finlandia, Svezia, Danimarca). L’Italia, con l’8,3%, si attesta al di sotto della media europea. Fra gli individui in possesso al più del titolo secondario inferiore, la quota di quanti hanno partecipato ad attività formative scende addirittura al 2,3% (rispetto al 4,2% dell’Ue28). Oltre al livello di istruzione, influiscono sulla partecipazione alla formazione lo status occupazionale (9,1% fra gli occupati, 6,8% fra i non occupati) e l’età (la partecipazione diminuisce al crescere dell’età passando dal 15,1% nella fascia 25-34 anni al 4,3% in quella 60-64). Si osserva, inoltre, una partecipazione più frequente alla formazione per i lavoratori che operano nei settori le cui produzioni sono a maggiore contenuto tecnologico. Nei settori high-tech del manifatturiero, la quota risulta pari all’11%, mentre nei settori più avanzati dei servizi la percentuale sale al 15%. Si tratta comunque di valori superiori di diversi punti percentuali a quelli osservati nel 2008.9
Come hanno già messo in evidenza diverse organizzazioni intervenute in Commissione, le opportunità offerte dai cambiamenti tecnologici sono legate allo sviluppo di competenze specifiche complementari allo sviluppo dell’economia digitale e, più in generale, all’aggiornamento delle competenze dei lavoratori, in particolar modo dei meno istruiti, spesso meno coinvolti nei processi formativi.
Per quanto riguarda l’utilizzo delle tecnologie digitali da parte delle imprese, l’Italia si sta avvicinando alla media europea. Permane tuttavia un divario nello sfruttamento delle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie nell’organizzazione d’impresa e, in particolare, nel commercio elettronico. L’Italia è il Paese europeo con la percentuale più elevata d’imprese – quasi un terzo, contro il 22% per l’insieme dell’Unione – che ritiene non valga la pena sostenere i costi di vendere online, perché non ripagati dai benefici. La debolezza dell’offerta e della domanda tendono quindi a influenzarsi reciprocamente.
Fonti: Agenda Digitale, Innovation post