In una sala gremita di imprenditori e manager – il tema evidentemente interessa e coinvolge il mondo produttivo – si è tenuto, a Firenze il 14 dicembre 2016 un incontro, organizzato da Confidustria Toscana, sui nuovi bandi della Regione finalizzati al finanziamento dell’Industria 4.0.
Già nel saluto introduttivo del Presidente di Confidustria Firenze, Dott. Luigi Salvadori, è stato evidenziato un tratto del “sistema Industria 4.0”, rappresentato dalla spinta che tale sistema impone al miglioramento dei livelli produttivi senza stravolgere il parco macchine esistente in ciascuna azienda, oltre al forte interesse e coinvolgimento delle aziende presenti in Toscana che travalica i confini di competenza delle varie Confidustria territoriali.
In questo senso la dott.ssa Silvia Ramondetta, Responsabile Area Economica in Confindustria Toscana, ha assicurato l’impegno ad ampliare la cultura di ciò che ricade sotto la denominazione ampia di Industria 4.0 tramite seminari, incontri e, in particolare, la contaminazione positiva sull’argomento tra Imprese ed Università.

INDUSTRIA 4.0 IN TOSCANA: opportunità e nuovi scenari

INDUSTRIA 4.0….CAPITALE UMANO 4.0/TERRITORIO 4.0
In ampia premessa, il Albino Caporale – Direttore Attività Produttive delle Regione Toscana – ha giustamente messo in rilievo che Industria 4.0 si deve coniugare con Capitale Umano 4.0 e con Territorio 4.0 per dispiegare le potenzialità insite nell’innovazione tecnologica e robotica dei processi.
In questo senso, se valutato come indicatore di sensibilità e consapevolezza al tema, il considerevole accesso ai finanziamenti da parte delle imprese per Ricerca, Sviluppo ed Innovazione fa risultare la Toscana, assolutamente competitiva con altre regioni pure a maggior vocazione industriale, come la Lombardia, in termini di accesso ai finanziamenti in Ricerca, Sviluppo ed Innovazione con 450 milioni erogati nel quadriennio 2008-2012.
Indubbiamente, ha riconosciuto il funzionario regionale, oggi l’impresa che voglia innovare, dopo l’approvazione della legge di stabilità 2017 subito dopo la tempesta del referendum costituzionale, ha dinnanzi a sé diversi strumenti. Pur nella riduzione, ahimè progressiva, dei Fondi regionali, si può prevedere una fiscalizzazione del 65% su 100 euro investiti cui si possono aggiungere i finanziamenti dei fondi regionali.

QUALE…INDUSTRIA 4.0?
Partendo da apparentemente prosaiche basi di allocazione delle risorse disponibili – in realtà di fondamentale importanza per la loro corretta allocazione – l’Ente regionale ha dovuto necessariamente lavorare per definire e descrivere cosa può essere definita “Industria 4.0”. A livello nazionale, come noto agli addetti ai lavori ed agli imprenditori, la soluzione ha riguardato il censimento dei macchinari. La Regione Toscana per pervenire ad una soluzione più mirata sta applicando criteri induttivi e deduttivi su ciò che potrebbe rientrare in tale galassia non essendoci studi specifici al riguardo o definizioni comunemente accettata. Un primo numero fa ammontare a 550 le imprese che potrebbero ricadere in regione in tale fattispecie, pur non coincidendo poi con il numero delle aziende che hanno richiesto l’accesso al finanziamento per innovazione e ricerca.
La soluzione applicata dall’ente regionale per il 2017, nella volontà di finanziare effettivamente l’innovazione, sarà quella di finanziare non l’ennesima integrazione di liquidità ma piuttosto l’innovazione dei processi ad alta densità tecnologica di sviluppo produttivo ed organizzativo.
Se infatti si approccia, ha proseguito il dottor Caporale, l’argomento Industria 4.0 come un sistema si notano alcuni fenomeni:
a) Le c.d. grandi imprese in genere sono preparate, reattive ed si può dire riescano a definire con la propria struttura e competenze lo standard produttivo e di innovazione in modo sostanzialmente autonomo ed autoreferente.
b) L’applicazione del sistema Industria 4.0 diventa allora più rilevante per il business e la crescita delle aziende piccole e medio-piccole. E si sono citate realtà micro a Bagno a Ripoli e Quarrata dove, da un lato si ha una stretta integrazione con un gruppo automobilistico di prestigio, mentre dall’altro si ha una domanda di innovazione di processo, più che di mero finanziamento di macchinari.
In considerazione del tipo di territorio toscano e dell’impresa che in gran parte lo caratterizza, diviene quindi necessario un lavoro di divulgazione ampio, capillare dove, in collaborazione con l’Università si sta procedendo ad un vero e proprio censimento delle competenze su Industria 4.0 perché la macchine “vanno sapute usare” non soltanto da un punto di vista tecnico ma anche con la capacità di aggregare, velocemente ed efficacemente, una molteplicità di dati ed informazioni che la tecnologia rende adesso disponibili ed in tempo reale. Informazioni che devono accelerare il processo decisionale determinando il vero valore aggiunto della novità robotica e tecnologica.

IL FATTORE UMANO E LE COMPETENZE
Ciò che rientra o è riconducibile all’Industria 4.0 impone quindi una consapevolezza ed un intervento rapido, anzi forse già tardivo, sui seguenti aspetti che riguardano la necessaria interfaccia “human value” all’innovazione di catena produttiva e di processo:
– Necessità di incrementare il numero di ingegneri (una stima afferma che quelli che conseguiranno la laurea nelle tre maggiori università toscane, saranno meno di quelli che si saranno laureati nella sola facoltà di Bologna)
– Corsi informatici erogati dagli Enti che dovranno essere non solo focalizzati su ICT
– Necessità di riqualificare le competenze attualmente presenti nelle aziende
– Necessità di creare delle nuove competenze anche nelle società di consulenza alle imprese.
Esiste oltretutto, ha concluso, il dottor Caporale, un rischio -anzi già una certezza- di colonizzazione estera su Industria 4. 0 in quando, da quanto emerge nelle mostre specializzate, la Germania già detta il tempo nel settore e ha in campo ben 6 osservatori sulla piccola-media industria italiana per allocare propria tecnologia e servizi.
L’incontro si è concluso con l’illustrazione dei bandi per l’accesso ai finanziamenti e dei relativi criteri per accedere alle due linee di finanziamento per Ricerca e Sviluppo: 45 milioni (da suddividere per grandi aziende e piccole/medie) e 13 milioni per i Protocolli di insediamento già presentati e scaduti.
Va infine evidenziato il fatto che il finanziamento riguarda anche le spese per personale qualificato (ivi inclusa la fase di ricerca e selezione) e l’attività di consulenza stessa. In tal senso, l’Industria 4.0 impone alle società di consulenza di anticipare la realtà, aiutando l’imprenditore a cogliere le opportunità, supportandolo nella definizione, nella ricerca e nell’allocazione di nuove competenze per sostenere ed accompagnare l’impresa nella creazione di valore e di sviluppo sul territorio.