È ormai evidente come la pandemia da Covid-19 segni un momento storico che ha portato un drastico e immediato cambiamento nelle abitudini di vita, con conseguenze inevitabili da un punto di vita economico, sociale, e psicologico.

La quarantena è una delle numerose misure di sanità pubblica atte a prevenire la diffusione di una malattia infettiva, e come mostrato in una recente recensione pubblicata su Lacet (Brooks & co., 2020), ha un notevole impatto psicologico per le persone colpite. Seppur le informazioni fornite in tale recensione debbano essere prese con cautela, considerati i piccoli gruppi di riferimento e le potenziali differenze culturali, sono state evidenziate conseguenze e rischi psicologi conseguenti alla quarantena.

Gli effetti della quarantena sul benessere psicologico

È indubbia la necessità di tale misura restrittiva della libertà di ognuno, in un momento tragico della storia dell’umanità; pertanto il primo assunto deve essere quello di seguire quanto le Autorità Competenti ci dicono di fare: STARE A CASA!

Come ciascuno di noi ha sperimentato, però, tale isolamento diventa sempre più faticoso da sopportare. La separazione dalle persone più care, la perdita della libertà personale, l’incertezza sul proprio stato di salute o di malattia e la noia possono avere degli effetti severi sulla psiche degli individui. Studi epidemiologici su soggetti sottoposti a misure di quarantena evidenziano, infatti, la prevalenza di sintomi post traumatici, depressione, stress, irritabilità, ansia, insonnia, rabbia e esaurimento emotivo, con un permanere di un disagio psicologico anche per mesi e/o anni dalla fine della quarantena. Anche dopo settimane o ad un anno dalla fine del periodo di quarantena, ad esempio, le persone continuavano a presentare comportamenti di evitamento di luoghi o persone, e comportamenti di controllo, quali l’attento lavaggio delle mani. Molte persone riferivano, inoltre, la difficoltà a ritornare ad una “normalità” per molto tempo dopo la fine della quarantena.

Ciò che sembra avere un maggiore impatto sul distress psicologico, oltre ai fattori personali già citati, sono: prima di tutto, la durata della quarantena, che, quindi, deve essere protratta solo per il tempo effettivamente necessario e non deve essere prolungata oltre; la paura di essere infettati ha un ruolo considerevole nel generare stress soggettivo; la frustrazione e la noia, legati alla riduzione o alla sospensione delle attività giornaliere in cui ciascuno era impegnato; il timore di non avere abbastanza provviste o possibilità di approvvigionamento; infine, la confusione legata alle informazioni inadeguate ricevute.

Quali fattori, dunque, possono avere un effetto virtuoso nel mitigare gli effetti di distress psicologico della quarantena?

Fondamentale in questa condizione è la gestione delle proprie emozioni, prevalente tra le tante, la paura. La paura è un’emozione potente e utile. È stata selezionata dall’evoluzione della specie umana per permettere di prevenire i pericoli ed è quindi funzionale ad evitarli, ma vero è che funziona bene se proporzionata ai pericoli. Oggi molti pericoli non vengono sperimentati da esperienza diretta ma vengono descritti dai media e spesso ingigantiti dalla rete. Succede così, che la paura diventi eccessiva rispetto ai rischi oggettivi derivanti dalla frequenza dei pericoli, così che in questi casi la paura si trasforma in panico e finisce per danneggiarci. Sarà quindi utile attenersi ai fatti, cioè al pericolo oggettivo, evitando quindi la ricerca compulsiva di informazioni ed usando fonti di informazioni affidabili (Ministero della Salute: http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus – Istituto Superiore di Sanità: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/).  Se il panico diventa collettivo molti individui provano ansia e desiderano agire e far qualcosa pur di far calare l’ansia. Questo genera stress e comportamenti irrazionali, poco produttivi, arrivando a far cose sbagliate e a ignorare azioni protettive semplici, apparentemente banali ma molto efficaci. In linea generale troppe emozioni impediscono il ragionamento corretto e frenano la capacità di vedere le cose in una prospettiva giusta e più ampia, allargando cioè lo spazio-tempo con cui esaminiamo i fenomeni. E’ difficile controbattere le emozioni con i ragionamenti, però è bene cercare di basarsi sui dati oggettivi. La regola fondamentale è l’equilibrio tra il sentimento di paura e il rischio oggettivo.

Risulta inoltre efficace, sviluppare pratiche sulla gestione del tempo e sulla gestione dello stress, per ostacolare le eventuali emozioni di angoscia alimentate dalla noia e dall’isolamento. In tal senso, è utile attivare una rete sociale personale, che ha un effetto di riduzione delle emozioni di ansia e angoscia, oltre che di rassicurazione riguardo al proprio e altrui stato.

Quando torneremo a lavoro: il ruolo dei manager.

Da alcuni studi emerge come gli effetti della quarantena possono essere rilevati mesi o addirittura anni più tardi, seppur il numero di questi studi è ridotto, è comunque la letteratura a suggerire che la storia psichiatrica di un soggetto, sia associata a distress psicologico dopo aver vissuto un trauma correlato al disastro. Si deduce quindi come il supporto dei manager sia essenziale per facilitare il ritorno al lavoro, dovrebbero essere consapevoli dei potenziali rischi per il loro personale che è stato messo in quarantena in modo che possano prepararsi per un intervento precoce.

Risulterà utile alle organizzazioni, agire sul clima lavorativo, attivandosi per poter creare un ambiente sano. In termini di prevenzione primaria, la consapevolezza sul fenomeno, può essere considerato uno degli obbiettivi principali. Tale azione deve esser mirata a tutti i livelli organizzativi e, seppur con delle variazioni in base al target a cui è rivolta, la consapevolezza che deve esser fornita, si riferisce in linea comune, alle cause, alle principali manifestazioni e agli esiti negativi che possono esserci sul benessere individuale e dell’organizzazione. Rendere quindi consapevole ogni lavoratore che è possibile un calo psicologico e non sentirsi quindi solo e magari impaurito nel chiedere aiuto.

Come accennato in precedenza, target principale di azione, in quest’ottica, sono i manager, esempio attivo di comportamento lavorativo, e gestori se non, promotori, della cultura lavorativa in cui operano i soggetti. Fornire ad essi consapevolezza significa impartire l’importanza del loro ruolo nel riconoscere manifestazioni di malessere individuale e di attivarsi quindi tempestivamente per frenare queste condizioni prima che deteriorino in ulteriore malessere individuale e di conseguenza organizzativo. Possono essere attivati così, programmi di sviluppo della leadership, basati sulla psicologia positiva, rivolti allo sviluppo dell’intelligenza emotiva, dell’empatia, della compassione ed autocompassione, dell’autenticità e sensibilità interpersonale, con l’obbiettivo, di riuscire a trasmettere disponibilità e apertura al confronto, base, di un rapporto di fiducia reciproca. Il manager dovrà essere capace di offrire un supporto personalizzato nel rispetto dell’unicità del singolo. Questo permetterà di limitare un possibile esaurimento emotivo e una conseguente riduzione della prestazione lavorativa.

 

La recensione su cui si basa questo articolo suggerisce che l’impatto psicologico della quarantena è ampio, sostanziale e può durare a lungo. Questo non per suggerire che la quarantena non dovesse essere messa in atto; gli effetti psicologici del non attivarla consentendo la diffusione della malattia sarebbero stati sicuramente peggiori! Tuttavia, privare le persone della loro libertà per un bene pubblico più ampio è spesso un’azione controversa che deve essere gestita con cura.

Se la quarantena è essenziale, essenziale sarà prendere ogni misura per garantire che questa esperienza sia il più possibile tollerabile e per ridurre al minimo l’impatto che questa avrà nei mesi a venire.

 

 

Fonti:

  • Abbinante (2020). Emergenza Covid-19. Consigli di benessere psicologico durante la quarantena. https://www.psico-milano.org/psicoblog/category/depressione
  • Brooks, S., K., Webster, R., K., Smith, L., E., Wooland, L., Wessely, S., Greenberg, N., et al. (2020). The psychological impact of quarantine and how to reduce it: rapid review of the evidence. Published: February 26, 2020 DOI:https://doi.org/10.1016/S0140-6736(20)30460-8
  • CNOP (2020). VADEMECUM PSICOLOGICO CORONAVIRUS PER I CITTADINI. Perché le paure possono diventare panico e come proteggersi con comportamenti adeguati, con pensieri corretti e emozioni fondate. Consultabile su: https://www.psy.it/vademecum-psicologico-coronavirus-per-i-cittadini-perche-le-paure-possono-diventare-panico-e-come-proteggersi-con-comportamenti-adeguati-con-pensieri-corretti-e-emozioni-fondate